L'ultimo post di 6.5 st mi ha colpita e affondata. Soprattutto ha rafforzato la mia convinzione che chi racconta la maternità come una esperienza sempre e solo esaltante e meravigliosa, mente a se stessa prima che agli altri. La nascita di Picci ha rappresentato per me un'esperienza decisiva, una svolta fondamentale nella mia vita. L'abbiamo desiderata ed abbiamo avuto il dono grande di poterla accogliere, e oggi non riesco ad immaginare la mia vita senza di lei. Tuttavia, il costo sociale del plus acquisito nel diventare madre ho cominciato a pagarlo quando Picci ancora non era nata (ho lavorato fino all'ottavo mese di gravidanza e due giorni dopo essere entrata in congedo obbligatorio per maternità sono stata cancellata dall'organico del mio ufficio, al punto che sono stati fisicamente rimossi perfino la scrivania e il pc dove lavoravo), mentre i costi emotivi e psicologici ancora non riesco a quantificarli (il divario fra la vita prima del parto e la vita dopo il parto con riferimento al mio vissuto e alla mia persona è tale che fatico ancora oggi a rappresentarlo in ogni suo aspetto con delle parole che abbiano significato). Credo che trovare il coraggio di dirlo, pur correndo il rischio ancora oggi di sembrare ai più una cattiva madre, possa costituire una speranza, se non per me, almeno per Picci se e quando deciderà di diventare madre.
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1 commento:
Ci sono dei momenti così. Succede a tutti perchè la vita cambia davvero. Sei una mamma come le altre, insomma. :-)
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