Ecco. Tornando verso casa risale da dentro la sequela infinita di sentimenti e domande ancora senza risposta che per un attimo erano messe da parte. Risale quella parte non finita di sè che accompagna i gesti quotidiani in sottofondo per poi, appena sei in affanno, urlare fino allo sfinimento. C'è una irrequietezza dalla quale non ci si riposa nemmeno nella vacanza più riuscita, un lavorìo della mente e del cuore che logora. Anche il lavoro ai ferri è percorso da quest'ansia e sta lì, in attesa del gesto risolutivo. Attesa. Che qualcosa cambi. O che cambi qualcosa in me.
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